HYPERMADE CULTURE MAGAZINE

Commento
Possibilità congelate

Parte 2/3
Sull’apparente incompatibilità tra meccanica quantistica e relatività
P
The Spiral of Time
Profilbild von Michael JankeMichael Janke
ASCOLTA L'ARTICOLO
0:00 / 0:00
 

Da decenni i fisici cercano di unificare la meccanica quantistica e la teoria della relatività – finora senza successo. Forse però il problema non risiede nelle formule stesse, ma nella nostra prospettiva.

Due mondi, due linguaggi

La relatività generale delinea un’immagine del mondo come un tessuto spazio-temporale liscio e continuo, in cui la gravità è causata dalla curvatura della geometria. La meccanica quantistica, invece, opera in una realtà di probabilità, sovrapposizioni e salti discreti. Sono due teorie sperimentalmente ineccepibili nei rispettivi ambiti – e tuttavia incompatibili non appena si tenta di ricondurle a unità.

Divenire e divenuto

Forse questa inconciliabilità è meno un indizio dell’incompletezza della fisica che un malinteso. Infatti, meccanica quantistica e teoria della relatività non si riferiscono allo stesso status della realtà. La meccanica quantistica descrive il divenire, lo stato iniziale aperto e probabilistico. La teoria della relatività, invece, coglie il divenuto – la forma irrigidita che emerge da questo mare di possibilità.

La gravità come traccia

In questo quadro la gravità non sarebbe una forza fondamentale, bensì la firma dell’irrigidito, l’impronta lasciata dal passaggio dalla possibilità alla realtà. Spazio e tempo appaiono come una lastra di ghiaccio su un mare quantistico agitato: abbastanza stabili da sorreggere la nostra vita e tuttavia solo un frammento di un’infinita varietà di possibili schemi di cristallizzazione. La gravità, dunque, non si presenta come causa, ma come traccia del processo attraverso il quale l’aperto si traduce in forma fissa.

Il Big Bang come transizione

In questa prospettiva, il Big Bang assume una nuova interpretazione. Non fu l’inizio assoluto dal nulla, ma il punto di svolta in cui il regno quantistico aperto si cristallizzò in uno spazio-tempo stabile. I “fuochi d’artificio” dell’espansione non segnarono un’origine, ma il passaggio dal divenire all’essere – dalla fluttuazione alla forma. La gravità, in questo quadro, non appare come la prima forza, ma come la firma del processo stesso: l’impronta lasciata dalla trasformazione dell’aperto in una struttura geometrica fissa. Così, il Big Bang è meno un evento di creazione che una fase di transizione, paragonabile al momento in cui l’acqua si congela in ghiaccio – un passaggio che genera un nuovo ordine senza che la sostanza stessa debba sorgere dal nulla.

Prima dell’inizio

Questa visione significa anche che la creazione non comincia con il Big Bang. Esso non fu un’emergenza assoluta dal nulla, ma il momento in cui l’aperto divenne forma. Rimanda quindi a un processo che si colloca al di là del nostro spazio-tempo. Ma poiché noi stessi facciamo parte di ciò che è irrigidito, questo “prima” rimane in linea di principio inaccessibile. Nessuno può sapere come fosse, poiché concetti come “prima” o “inizio” appartengono a un ordine nato solo con lo spazio-tempo stesso. Forse il più grande mistero dell’universo non si trova dunque nel Big Bang, ma in ciò che lo ha preceduto.

Malinteso «universi paralleli»

Anche l’idea popolare dei cosiddetti «universi paralleli» può essere colta con maggiore sottigliezza. È immaginabile che, accanto al nostro mondo, vi siano altre cristallizzazioni del regno quantistico – universi compiuti, dotati di un proprio spazio-tempo. Allo stesso modo si possono concepire universi incompiuti, semplici abbozzi mai divenuti stabili. Ma, compiuti o soltanto accennati, a noi restano inaccessibili: nessun legame li unisce al nostro mondo, e la vita, nel senso che le attribuiamo, difficilmente potrebbe trovarvi dimora.

Una nuova prospettiva

Il prezzo di questa visione è alto: la gravità perde il suo status di interazione fondamentale. Il guadagno, tuttavia, è un’interpretazione sorprendentemente semplice della contraddizione finora irrisolta: meccanica quantistica e teoria della relatività non sono concorrenti, ma stadi temporalmente sfalsati della stessa realtà – processo e risultato, inizio e fine. Forse la soluzione non risiede nell’unificazione forzata di due teorie inconciliabili, bensì nel riconoscimento della loro relazione reciproca.

Aggiungi commento

Commenti

HYPERMADE CULTURE MAGAZINE
Piattaforma di gestione del consenso di Real Cookie Banner