HYPERMADE CULTURE MAGAZINE

INTERVISTA
August Zirner sull’arte, le origini e la vita nel mezzo

Parte 3/6
Jazz, tempo e il suono irrisolto della nostalgia
A
August Zirner – Actor and Musician with Flute
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In sei parti, l’attore August Zirner racconta su HYPERMADE il linguaggio, la responsabilità e la sottile differenza tra espressione ed effetto.

HYPERMADE: Molti artisti oggi cercano di affermare la propria rilevanza attraverso la velocità e la visibilità. Di quale tipo di tempo ha bisogno l’arte per avere un impatto profondo? E come si conserva questo tempo nel proprio lavoro?

AUGUST ZIRNER: Un tempo si diceva che parlare velocemente fosse una “fuga dall’espressione”. Devo ammettere che l’ho fatto anch’io. Trovavo semplicemente affascinante il ritmo. Parlare Schiller velocemente mi sembrava figo. Ma oggi penso che sia più sensato dare al linguaggio il tempo necessario affinché possa davvero raggiungere l’ascoltatore. È difficile da misurare, ma se si è attenti sul palco, si può percepire cosa è sostenibile per il pubblico.

HYPERMADE: Una volta ha sottolineato che la stimola di più recitare opere contemporanee – di compositori viventi. Cosa rende per lei interessante il presente come luogo musicale – e cosa forse gli manca?

AUGUST ZIRNER: Non so bene cosa intendessi con quella frase. Trovo interessante ogni approccio musicale contemporaneo, purché sia onesto – e non appeso al vento di un certo “gusto”.

HYPERMADE: I confini tra gli stili musicali sono sempre più sfumati. In che direzione si sta evolvendo, secondo lei, la musica classica?

AUGUST ZIRNER: La musica classica non si evolve affatto. È già stata scritta! Forse sta cambiando il modo in cui viene interpretata.

HYPERMADE: Il jazz ha ancora oggi una rilevanza per raggiungere i giovani?

AUGUST ZIRNER: Questo dovreste chiederlo ai giovani, non a me. Ma credo che la musica abbia sempre una rilevanza, e ogni stile musicale ha diritto di esistere. Tutto dipende da come l’interprete la presenta al pubblico.
Il jazz è già nella – non so più quale – metamorfosi. Sono curioso di vedere cosa riusciranno ancora a tirar fuori i giovani interpreti.
Probabilmente non esiste nulla di veramente nuovo al mondo. Tutte le melodie sono già apparse, in qualche forma.

Le note fluttuano da secoli nell’etere. In questo senso, ogni composizione è una forma di ripetizione. La questione è: saperle riportare giù ogni tanto e riorganizzarle. E sorprendentemente si scopre sempre qualcosa di nuovo. Finché l’essere umano sarà creativo, sarà così. L’IA forse potrà simularlo – ma non sarà mai veramente originale. Giovani o anziani, uomini o donne – l’importante è che ci impegniamo a portare i suoni sulla terra. E per quanto riguarda il jazz: Frank Zappa l’ha detto perfettamente tanti anni fa:
“Il jazz non è morto. Semplicemente ha un odore strano.”

HYPERMADE: Guardando alla sua carriera di attore – con tutto ciò che ha potuto esprimere, creare e toccare –, si è riconciliato col fatto di non essere diventato musicista a tempo pieno? O rimane un residuo di nostalgia – una nota sommessa che non tace mai del tutto?

AUGUST ZIRNER: La nostalgia è una parte essenziale di me. Spesso ho la sensazione di non essere né carne né pesce. Mezzo attore, mezzo musicista. Come attore, ci sono ancora tante cose che non so fare o che non ho ancora provato, e come musicista mi sento allo stesso modo. Tutto a metà! Ed è frustrante.
Come ho detto prima: cerco di raccontare con mani e piedi – con il linguaggio, con la recitazione, con il flauto, con mani e piedi.

HYPERMADE: C’è un ruolo, un progetto musicale o un’idea artistica che l’accompagna da tempo ma che non ha ancora realizzato?

AUGUST ZIRNER: Sì! Più di uno.

Risonanza

I suoni sono come i ricordi – fluttuano, ritornano. E talvolta dicono qualcosa che le parole non potrebbero mai esprimere. La prossima parte ci porta sul palco – lì dove iniziano espressione e dialogo.

Nella terza parte dell’intervista, August Zirner riflette su: Il linguaggio come patria, identità, fuga – e la fiducia nell’arte.
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